Non ho mai avuto qualcuno a cui mostrare le mie lacrime. Raccolte con cura nell’antro più ristretto del mio tempo, hanno corroso il loro giaciglio e si sono riversate dentro di me, inondando tutto il resto.
Tu sei la prima persona a cui parlo. E sei anche la prima che sa ascoltarsi.
Mi hai ritrovato lì, in quel passo mancato dentro di te. In quel salto azzardato fuori dal mondo. Il mondo… non l’ho mai voluto, non ho mai voluto una bocca, un paio di occhi, gambe e braccia, respiro, suono, pensiero e sensazione, percezione di esistere e consapevolezza di vivere. Vomitando tutto fino all’osso delle cose, l’angoscia della mancanza di me mi ha separato da ogni possibilità di contatto con gli altri. Eppure ho sempre voluto essere amato… solo questo, soltanto questo.
Amato.
Amato.
Amato.
Dentro, senza eccezioni, incondizionatamente, neanche un limite, indecisione, ripensamento, analisi razionale del mio essere irreale e insensato, poco concreto… poco adatto alla sopravvivenza. Poco adatto… non responsabilmente presente sulla terra.
Non ho mai avuto nessuno a cui riuscissi a chiederlo. Chiedere di amarmi, in silenzio, senza le parole. Invece…
a te l’ho chiesto subito
e non me ne sono neanche accorto
l’ho chiesto subito
e tu non mi rispondevi
ed io te lo richiedevo, continuamente, senza sosta, neanche un ripensamento, o analisi del nostro essere inadeguati… impossibili…
incompatibilmente adatti ad amarsi
adatti ad amarsi
Ma non ha importanza
Non ha importanza il mio vagare nel buio, col viso solcato dalla tua mancanza, e tu che non arrivavi mai…
Troppo tardi per rispondermi, troppo presto per poter ricominciare
Fallo ora.
Adesso
Rispondimi
Ora che siamo di fronte a noi. Ora che la mia stanza è in attesa della tua mano, e sola mano, della carezza che non trema se non per l’emozione di raggiungermi, dell’anima che non rabbrividisce se non per l’impeto del desiderio, dell’abbraccio… eterno ricongiungersi alla nostra esaltazione continuamente solo sfiorata.
Abbracciami ora
Entra nella mia stanza
E non andartene…
Ho rifiutato il cibo, l’aria, i miei occhi perché avevo paura di aspettarti e di rincontrare solo la tua indifferenza avvolta dal mio freddo
Ho rifiutato la vita perché non volevo vedere quanto ti amavo, e quanto poco amavo me…
Ho rifiutato la morte stessa perché volevo starti accanto, ed ho aspettato, aspettato, insieme alla tua ombra scegliendo l’esilio dal cielo piuttosto che una pace senza di te
Ho sbagliato tutto, i tempi, gli attimi, i passi, e gli abbracci… solo per non dirti mai che per me eri l’essenza, come io ero la tua… potevamo essere solo insieme
Solo insieme
È così ancora.
Vieni qui, sediamoci insieme nel nostro posto preferito, quello che solo noi conosciamo, e che nessun altro può vedere; poi prendiamo la nostra anima e ridipingiamone i muri, di che colore li vorresti? Io li vorrei come il vento… azzurro ed accecante, trasparente nella sua immensità, ma inattaccabile dall’esterno.
La realtà è finta,
e probabilmente non mi avrà mai, ma questa volta io vorrei che fossi tu ad avermi
Tu.
Ed ora che sai ascoltarti, vieni e rispondimi.
Adesso.
18 - febbraio - 2006
A metà... fra prosa e racconto.
2 commenti:
Buongiorno, Artis e buon inizio di settimana.
Davvero molto bello, l’ho letto tutto d’un fiato. Ogni tanto tirar fuori dal cassetto qualcosa che s’è scritto quando le idee o le emozioni erano differenti è una buona cosa. Ci dà l’occasione di mettere di fronte ciò ch’eravamo a quello che siamo divenuti.
Have a nice day :)
Ciao, April :) Vedo che hai capito tutto... Non aggiungo altro, hai detto tutto tu.
E cosa ne pensi dell'altro racconto? E' un po' lungo però.. Mi piacerebbe sapere la tua opinione, cerco sempre il confronto con gli altri, l'occhio del lettore per me è fondamentale per capire se le mie parole riescono a trasmettere..
Buon inizio di settimana anche a te :)
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